Non dimenticherò
mai quell’estate fantastica sulle Dolomiti. Avevo appena 13 anni quando dalla
macchina di mio padre, dopo un lungo ed interminabile viaggio iniziato alle
prime luci dell’alba da Roma, mi affacciai dal finestrino e vidi… Cosa vidi? Di
preciso non lo so, ma davanti a me, così all’improvviso, usciti da un tornante
in salita, si stagliò imponente, massiccia, invincibile, gigantesca e
bellissima, una montagna tutta completamente di roccia, così arida ma così viva
che la sua visione mi destò immediatamente dal torpore del lungo viaggio: da lì
in poi non ritirai mai la faccia da fuori il finestrino, mi abbuffai di
freschezza, di profumi intensi, di visioni spettacolari a quel banchetto
chiamato natura. Arrivai alla meta del viaggio in estasi, adrenalinico,
emozionato e così felice che i miei genitori cominciarono a dubitare
addirittura della mia sincerità, tanto erano abituati alle tipiche espressioni di
astio e gratuito sarcasmo adolescenziale tipiche di quell’età.
Fu lì, nello
splendido paesaggio delle Cinque Torri, che per la prima volta misi le
scarpette ai piedi, vidi l’imbragatura, i rinvii, i moschettoni, la corda il
caschetto… Qualsiasi strumento che la guida usufruì per la nostra salita
divenne per me oggetto di attenta contemplazione: mi innamorai del tintinnio
metallico dei rinvii, del suono sordo del caschetto che sbatte sulla roccia,
della solennità, la precisione dei nodi, della potenza, la sicurezza
dell’imbragatura, della tecnologia delle scarpette e della magia dei discensori,
tralasciando l’impenetrabilità, la freddezza della pietra stritolata dalle mie
mani. Non so se fu il giorno più bello della mia vita, ma se a distanza di 9
anni ancora lo ricordo come fosse ieri di certo ebbe un’importanza capitale.
Tuttavia per
molti anni quella rimase l’unica arrampicata della mia vita, impedito dalle
paure e dalle ansie della mia famiglia, così mi dedicai ad altri sport, ma
sempre con in mente lei, l’arrampicata.
Fino ai 18 anni:
quando abbandonai tutto e, finalmente libero da qualsiasi impedimento, mi
iscrissi ad una piccola palestra d’arrampicata della capitale. Oggi ne ho 22 e
non dimenticherò mai quel giorno in cui per la prima volta misi piede in quella
stanzetta, il giorno che tutto, veramente, cominciò.
Una, due, tre
volte alla settimana faccio armi e bagagli e parto per arrampicare (minimo
un’ora e mezza di macchina…), ma mai e poi mai ho rinunciato per pigrizia o per
mancanza di liquidità, piuttosto non mangio!
Ricordo ogni
fantastico giorno passato in falesia, in montagna, nelle aree boulder, o in
palestra, anche quelli più negativi o anonimi, a partire da quel fantastico 23
Aprile 2009…
Bravi ragazzi! Tutto molto bello... articolo e foto ;)
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